I soggetti in sovrappeso o obesi riferiscono di dormire meno nell’arco di una settimana rispetto alle loro controparti di peso normale. Inoltre, la patogenesi della sindrome metabolica sembra avere le sue radici nel periodo di transizione dall’adolescenza all’età adulta. In generale, i fattori che influenzano la durata totale del sonno sono tre: lavoro notturno, sesso maschile ed obesità. La durata del sonno diminuisce con l’aumentare dell’indice di massa corporea (BMI), e la presenza di disordini specifici del sonno quali insonnia o apnea ostruttiva nel sonno non influenza questo rapporto. La perdita di sonno può avere conseguenze metaboliche ed ormonali: ad esempio, la restrizione del sonno può ridurre i livelli di leptina, un ormone coinvolto nella regolazione dell’appetito, mediando pertanto la correlazione sonno-obesità. La veglia, d’altro canto, potrebbe semplicemente agire aumentando il periodo di tempo trascorso mangiando. Nonostante il fatto che lo studio non stabilisca una correlazione fra sonno ed obesità, l’aumento del sonno notturno di 20 minuti è associato ad una diminuzione della BMI. E’ fondamentale determinare l’importanza della mancanza di un quantitativo sufficiente di sonno durante i primi anni della formazione nel porre la giovinezza del soggetto nella direzione verso l’obesità e la sindrome metabolica, direzione che potrebbe essere alterata se la perdita di sonno svolgesse davvero un ruolo in quest’epidemia.
Fonte: Arch Intern Med 2005; 165: 15-6, 25-30 e 42-8